MARIA SS.ma:
UNA LAICA NON “COLLABORATRICE” MA “CORRESPONSABILE” nell’AZIONE SALVIFICA DEL FIGLIO DI DIO
La Madonna è una “laica” che scopre e vive in profondità la missione affidatale da Dio Padre e ricevuta dall’arcangelo Gabriele. La Vergine non appartiene alla tribù sacerdotale, non è chiamata a presiedere o animare atti di culto. Ella è la giovane donna chiamata al matrimonio e scelta ad essere la madre del Figlio di Dio. All’annuncio dell’angelo, si sente talmente avvolta dall’amore di Dio, non come “collaboratrice”, ma come “corresponsabile” nell’azione salvifica del Figlio di Dio, dicendo con gioia il suo “si”.
Maria , dunque, diventa “corresponsabile” di questa azione di Gesù, che offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Prova ne è il suo intervento di Madre a Cana di Galilea. Infatti, se si fosse sentita appena collaboratrice, alle parole di Gesù “Donna, non è ancora giunta la mia ora”, ella avrebbe fatto silenzio e detto nel suo cuore: “E’ lui il responsabile, aspettiamo, avvenga come lui dice”. Invece, no, sentendosi “corresponsabile”, prese quell’iniziativa, che avrebbe fatto compiere a Gesù il miracolo di cambiare l’acqua in vino, provocando l’adesione di fede degli apostoli nel Messia inviato dal Padre.
Non solo. Nelle parole di Gesù, ai piedi della croce: “Donna, ecco tuo figlio”, ella è chiamata a trasmettere questa sua corresponsabilità nell’azione salvifica del Figlio a tutti i futuri suoi figli, discepoli e fratelli di Gesù. Quindi a tutti i battezzati. Lo ricorda il Concilio Vaticano II: “Essi sono cristiani a pieno titolo, chiamati alla santità, membra vive del Corpo di Cristo, soggetti del popolo sacerdotale di Dio, titolari della missione ecclesiale in virtù del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia”.Se la Chiesa si fa nella storia, è evidente che anche coloro, i quali operano direttamente nella storia e nel mondo – i laici – diventano “corresponsabili” della missione della Chiesa.
“Corresponsabilità” è più che “collaborazione”, perché indica la condivisione di una responsabilità e non solo di un lavoro. Quindi tutti siamo responsabili del bene del mondo, agendo secondo la propria vocazione.
Siamo chiamati a crescere in questo senso, convertendoci dall’essere collaboratori al diventare corresponsabili. Lo dico a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle della nostra comunità parrocchiale, in primo luogo ai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale, alla luce della verifica fatta a fine anno pastorale (domenica 20 giugno u.s.) e alla luce dell’incontro con il vicario foraneo don Silvano (giovedì 24 giugno u.s.).
Usciamo con coraggio dalla trincea dell’essere collaboratori per correre sulla strada della corresponsabilità, sull’esempio di Maria Assunta in cielo,
nostra Madre e nostra Patrona.
(Alessio don Severino)