La quotidianità eucaristica
Dall'Antico Testamento al Vangelo, tutta la Scrittura usa la metafora del nutrimento “manna, pane” per far capire che l'uomo dipende dal Creatore. E' solo in Cristo, il pane vivo disceso dal cielo (cfr.Gv. 6), che l'uomo può saziare la fame del suo cuore. Ma Cristo non è capito e perciò non è accolto da tutti. E' diventato un Dio straniero. Per comprendere questo richiamo, dobbiamo andare alla domanda di Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani: “Volete andarvene anche voi?”, che precede quella di Pietro:”Signore da chi andremo?”, tema del XXV Congresso Eucaristico Nazionale ad Ancona. Il Signore aveva moltiplicato i pani e i pesci e tutti si erano saziati. Ma dopo l'annuncio “dell'altro pane”, molti si tirarono indietro.
Andarono via perché avevano affidato a Gesù solo le loro speranze umane e terrene.
E Gesù li aveva delusi. Era diventato per loro un Dio straniero, un Dio fuori mercato perché annunciatore di ciò di cui non si può fare mercato: l'amore, la verità, il Pane che sazia il cuore di infinito.
Oggi rischiamo di trovarci nello stesso contesto. “Nell'Eucaristia – dice il vescovo di Avezzano Pietro Santoro - Cristo viene continuamente nella casa della nostra vita, eppure rischia di essere un Dio straniero. Perché la logica del mondo, la logica del denaro, dell'indifferenza, delle apparenze, delle mezze verità, delle menzogne, dell'immoralità privata e pubblica, butta fuori Cristo, lo espelle, lo rende straniero. In un mondo in cui tutto si compra e si vende, le dimensioni della gratuità, dell'amore donato, del compromettersi per gli altri, dimensioni che partono dall'Eucaristia e arrivano all'Eucaristia, sono dimensioni fuori mercato. E' necessario pregare - continua il vescovo Santoro - perché tutti i fedeli, dopo avere impattato con Cristo, vivano la responsabilità della fame degli altri, nutrano la fame degli altri. Fame di pane materiale, ma anche fame di fede e di speranza. Abbiano la responsabilità di collocare Cristo nel mondo, affinché gli uomini e le donne del nostro tempo non vedano Dio come un intruso, ma come il Redentore, il senso, l'orizzonte. E' necessario pregare perché le comunità parrocchiali siano comunità eucaristiche, non costruttrici di se stesse, ma dell'intera Chiesa locale affinché ogni Chiesa locale (n.d.r. parrocchia e diocesi) sia il banchetto perenne della gratuità e del cammino comune...sia case accoglienti dove ogni persona può fare l'esperienza bella e forte di Cristo, trovare la mappa giusta del nostro cammino e dove ognuno può entrare e uscire dicendo: “Signore da chi andremo? Solo Tu hai parole di vita eterna”.
Che ciascuno di noi, alla luce di questo XXV Congresso Eucaristico Nazionale, sappia riscoprire la bellezza e la gioia di partecipare all'Eucaristia, almeno domenicale, e sappia scoprire la ricchezza delle “visitine” in Chiesa, lungo il corso della giornata, passando vicino a una chiesa. Per essere diversi, come Gesù ci insegna e la Vergine Santa ce lo testimonia. Essere persone eucaristiche, con la nostra biografia e con le nostre responsabilità nella vita familiare, nella vita ecclesiale e civile.
(Alessio don Severino)