Con Maria preghiamo la pace

Immagine dell'Editoriale del parroco del giorno 8 maggio 2011
Domenica, 8 Maggio, 2011

Maggio. Mese dei fiori. Mese del Fioretto, con la tradizionale recita del Rosario, in famiglia, in chiesa o in altro luogo stabilito. E' un'occasione per riscoprire la “preghiera mariana”,cioè la preghiera fatta con Maria, meditando insieme la vita di Gesù nei suoi eventi di salvezza per noi. Alle varie intenzioni: famiglia, vocazioni, lavoro, salute..., desidero proporre come prima intenzione “la pace”.

Siamo nel tempo pasquale, il tempo della vita nuova in Cristo Risorto, che si offre come “Nostra Pace”, cioè come Colui che ci dona nella pace la pienezza dei beni messianici. E' questa pace, che la chiesa deve proclamare con fortezza, generosità e gioia. La Chiesa delle origini è perseguitata e gioisce.

Non reagisce: gli apostoli se ne vanno dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù (At.5,41). La Chiesa di Gesù sa che non si può mai violare l'uomo.

L'apostolo Pietro ricompone le basi di questa Chiesa indignandosi contro i razzisti giudaizzanti e affermando l'assoluta uguaglianza di ogni uomo. Si sa allora che ogni uomo è inviolabile, anche perché è uno in Cristo (cfr.Gal.3,28). Agli inizi la Chiesa vive e reca ovunque la buona novella della pace. Accoglie la persecuzione quasi come una grazia.

La Chiesa non deve mai stancarsi di ripetere che “la guerra, qualunque guerra, è il male assoluto”. Essa sa che ogni sua piccola indulgenza o omissione nei confronti del conflitto armato la qualifica come “delusione permanente del Vangelo”( cfr. R.-Nogaro, Ero straniero e mi avete accolto, ed.Laterza,p.121-123). E' stato fatto un buon cammino nei primi due millenni di storia cristiana.Sia il 3° millennio, che nel suo inizio ci chiama ad essere “artefici di pace” il tempo nel quale si arriva più velocemente a costruire la pace mondiale. Non più armi, non più divisione di popoli ricchi e popoli poveri, non più stipendio differenziato. Ma solidarietà e fraternità universale. Il papa Giovanni Paolo II è rimasto anche da solo a proclamare la pace. Ci credeva alla pace. Ed oggi lo veneriamo come “beato”. La sua intercessione, assieme a quella della beata Vergine Maria “Regina della pace”, ci accompagni nel nostro diventare sempre più costruttori di pace.

(Alessio don Severino)